TPHA (Treponema Pallidum Hemagglutination Test) e VDRL (Veneral Disease Research Laboratories) sono due sigle che indicano lo studio dell’infezione da parte di un batterio, il Treponema pallidum, che causa la sifilide, una malattia che si trasmette principalmente per via sessuale o per via verticale, cioè dalla madre infetta al feto.

In assenza di cure la sifilide si sviluppa tipicamente in tre fasi:

  1. dopo un periodo di incubazione di circa 1 mese si osserva la fase primaria (compaiono le prime lesioni nell’area dei genitali esterni che guariscono nell’arco di 2 mesi);
  2. si osserva quindi uno stadio secondario, che completa tipicamente la sua fase entro 2 anni, al termine dei quali la malattia entra in fase di latenza non infettiva e che può mantenersi tale per tutto l’arco della vita;
  3. occasionalmente, anche dopo decenni dal contagio, può subentrare la temuta fase terziaria, quella più pericolosa in quanto in grado di provocare lesioni serie.

Nel caso di donne gravide con positività  al TPHA la probabilità  di trasmissione dipende dallo stadio della malattia: in assenza di trattamento è molto alta in caso di sifilide primaria o secondaria, scende al 40% circa nel caso di sifilide nelle prime fasi di latenza ed al 10% circa se la sifilide è latente.

Più precisamente, VDRL e TPHA sono test di screening; come tali, sono utilizzati per identificare quei soggetti che molto probabilmente hanno contratto la malattia, ma che necessitano di ulteriori esami per la conferma diagnostica.
VDRL e TPHA hanno un significato clinico diverso, e spesso vengono eseguiti congiuntamente.
Il TPHA presenta lo svantaggio di positivizzarsi verso la decima settimana d’infezione; come tale, è di poco valore negli stadi precoci. Tende poi a rimanere positivo per tutta la vita, indipendentemente dalla terapia.
Il VDRL si positivizza tra l’ottavo e il quindicesimo giorno dalla comparsa del sifiloma primario (stadio iniziale, che subentra dopo circa tre settimane di incubazione, manifestandosi con una piccola ferita indolore che compare sulla zona in cui è avvenuto il contagio). Il VDRL, pur essendo un esame abbastanza sensibile, è scarsamente specifico. Infatti, i valori di VDRL possono apparire elevati anche in assenza di sifilide, ad esempio in condizioni come gravidanza, malattie autoimmuni (Lupus, Artrite reumatoide), tossicodipendenza e altre malattie infettive virali (epatiti acute, varicella, Epstein-Barr, morbillo) o croniche batteriche (lebbra, tubercolosi, malaria). Durante l’infezione acuta, nel soggetto si evidenzia la presenza di anticorpi specifici contro la sifilide di tipo IgM, seguita in un secondo momento da quella di tipo IgG, che permangono tutta la vita.

VDRL e TPHA sono test sierologici che prevedono la ricerca di anticorpi nel sangue e, talvolta, nel liquido cefalorachidiano (liquor).

  • VDRL è un test non treponemico, ossia è capace di rilevare anticorpi non diretti in maniera specifica contro T. pallidum. Quest’esame è molto sensibile, ma poco specifico: gli anticorpi possono essere prodotti nel contesto della sifilide, ma anche in presenza di altre patologie. In caso di positività, prima di porre la diagnosi, va sempre eseguito un altro test treponemico.
  • TPHA è un test treponemico, in grado di rilevare anticorpi specifici diretti contro gli antigeni del T. pallidum

Se il risultato di questi test sierologici è positivo, occorre eseguire ulteriori indagini per la conferma di malattia attiva.

VDRL e TPHA in gravidanza

I test di screening per la sifilide vanno sempre eseguiti durante la gravidanza. A tal proposito, le gestanti vengono distinte in due gruppi, a seconda della presenza o meno dei fattori di rischio per la malattia.
Se questi fattori di rischio sono presenti:

  • 3 controlli sierologici (VDRL – TPHA):


se invece risultano assenti:

  • 2 controlli sierologici:
    1. alla prima visita in gravidanza
    2. al momento d el parto.

L’esame consiste in un semplice prelievo di sangue venoso.