Autoimmunità

L’insieme dei meccanismi di difesa che ci proteggono dall’esposizione a sostanze estranee come virus, batteri, parassiti, allergeni e tossine, rappresenta la risposta immunitaria.

Le cellule del sistema immunitario della donna si comportano in modo diverso da quelle dell’uomo. In generale, infatti, la donna è in grado di attivare risposte immunitarie, sia umorali (mediate da anticorpi) sia cellulari (mediate dai linfociti) più forti rispetto all’uomo.
Questo, però, può costituire un’arma a doppio taglio per la donna, perché, da una parte la rende più resistente alle infezioni, ma dall’altra più suscettibile alle patologie mediate dal sistema immunitario come le malattie autoimmuni, un gruppo costituito da più di 80 diverse patologie croniche, che colpiscono quasi il 5% della popolazione nei Paesi occidentali. Queste malattie sono caratterizzate da un’alterata risposta immunitaria nei confronti dei propri componenti dell’organismo, che comporta danno e disfunzione di organi e apparati specifici.
Le cause che portano all’instaurarsi delle malattie autoimmuni sono ancora sconosciute, ma evidenze scientifiche suggeriscono che interazioni tra fattori genetici, fattori ambientali e stili di vita contribuiscano allo sviluppo della malattia.

La malattia autoimmune è una condizione patologica in cui è avvenuta la rottura della tolleranza immunologica verso una o più sostanze del proprio organismo. Il risultato della scomparsa della tolleranza è la formazione di autoanticorpi e/o cellule immunitarie reattive che determinano uno stato infiammatorio, causa del danno ai tessuti e quindi la malattia.
Le malattie autoimmuni possono colpire qualsiasi organo, sebbene alcuni sistemi sembrano particolarmente suscettibili. Secondo dove si verifica la reazione immunitaria le malattie autoimmuni possono essere convenzionalmente suddivise in organo-specifiche e sistemiche. Nei disordini autoimmunitari organo specifici la risposta autoimmunitaria è diretta verso antigeni multipli di un organo e sono tipicamente coinvolte ghiandole endocrine con danno ai recettori ormonali od enzimi intracellulari tipici dell’organo interessato.
Tipiche sono il diabete mellito di tipo 1 o la tiroidite di Hashimoto.

Nelle malattie autoimmuni sistemiche vengono colpiti più organi e sono associate con una risposta autoimmunitaria diretta contro molecole largamente distribuite nell’organismo, in particolare molecole intracellulari coinvolte nelle trascrizione del DNA. Esempi di patologie autoimmuni sistemiche sono il Lupus eritematoso sistemico, l’artrite reumatoide e le dermatomiositi. Le malattie autoimmuni sono patologie in cui si riconosce una causa scatenante a più fattori. In un background di predisposizione genetica vi è un evento scatenante che abbatte la tollerenza e si riconoscono contemporaneamente la presenza di geni di suscettibilità che influenzano il mantenimento della tolleranza, e fattori ambientali scatenanti (infezioni, ormoni, agenti fisici etc) che promuovono l’attivazione della risposta infiammatoria.

Frequenza maggiore e sintomi più gravi nella donna

Le malattie autoimmuni hanno in genere una maggiore prevalenza nelle donne rispetto agli uomini e sono considerate tra le principali cause di disabilità per il sesso femminile. In particolare, una forte disparità di genere si osserva in alcune malattie come la sindrome di Sjögren, il lupus eritematoso sistemico (LES), le malattie autoimmuni della tiroide e la sclerodermia, che presentano una frequenza 7-10 volte più elevata nelle donne rispetto agli uomini.
Meno significativa, anche se sempre a svantaggio delle donne, è la prevalenza di malattie quali l’artrite reumatoide, la sclerosi multipla e la miastenia grave, che sono 2-3-volte più frequenti nelle donne rispetto agli uomini.
Altre malattie, sempre di eziologia autoimmune, come le malattie infiammatorie intestinali e il diabete di tipo 1, non presentano importanti differenze legate al sesso per quanto riguarda la prevalenza.
Le differenze tra uomini e donne non riguardano solo la diversa prevalenza, ma significative differenze sono state descritte anche per quanto riguarda la gravità dei sintomi, il decorso della malattia, la risposta alla terapia e la sopravvivenza.
Studi epidemiologici suggeriscono che:

  • nel LES alcune manifestazioni come quelle renali risultano essere più severe negli uomini che nelle donne
  • nell’artrite reumatoide gli uomini rispondono in maniera più efficace al trattamento farmacologico
  • nelle malattie cronico-intestinali gli uomini hanno un maggiore rischio di sviluppare il carcinoma del colon-retto e una conseguente più alta mortalità per questa malattia, mentre le donne presentano una più elevata mortalità per complicanze polmonari.